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Comitato provinciale di Novara
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La resistenza al fascismo nel Basso Novarese 9 - 11 luglio 1922
Informazioni ricavate dal libro del Capitano Enrico Massara, Presidente Onorario dell'ANPI
interprovinciale Novara - Verbania, "Antologia dell'Antifascismo e della Resistenza nel Novarese"
I fascisti sguinzagliano per le campagne del Novarese i provocatori e, alle prime reazioni,
rispondono con scorribande, pestaggi e assassinii.
Le forze di polizia sono ormai schierate dalla parte dei fascisti; più volte aprono loro
la strada ed è evidente che le squadracce ne approfittino. È un giorno del luglio 1922; alcuni
giovani, venuti in bicicletta chissà da dove, sostano nello spiazzo della cascina Suppea di
Casalino, vedono un ragazzotto che gioca con una coccardina tricolore, gliela strappano; il
pianto del ragazzo richiama l'attenzione dell'agricoltore Angelo Ridoni (squadrista, capoccia
della squadra fascista di Casalino). Il Ridoni si affaccia alla porta della cascina e, con un
bastone alzato, si avventa contro il gruppo dei giovani ciclisti; uno dei giovani punta la
pistola contro l'agricoltore, spara... Il Ridoni muore nella notte all'Ospedale di Vercelli.
La sera stessa squadracce fasciste prendono d'assalto il Circolo Lega Contadini e Operai
di Casalino, precedute dalle forze di polizia che entrano nel Circolo, perquisiscono uno ad uno
i soci che si trovano nei locali, poi li buttano fuori consegnandoli nelle mani dei fascisti che
li bastonano senza pietà. Infine, sono gli stessi fascisti che entrano nel Circolo,
saccheggiano, distruggono mobili ed attrezzature.
Le squadracce nere, non paghe, si portano nella casa del sindaco socialista, Brunelli, e
quella del consigliere comunale Luotti, devastano e rubano, poi pestano di santa ragione il
settantenne Pietro Merlo; si portano quindi, a Cameriano ove devastano il Circolo.
Nella notte fra il 10 e l'11 luglio, le squadracce fasciste saccheggiano, devastano e
danno alle fiamme le Case del Popolo di Granozzo, Caltignaga e Cavagliano. I lavoratori della
terra proclamano lo sciopero che, ben presto, dalle località colpite dalla furia fascista si
estende a tutta la provincia.
Le squadracce nere imperversano cinicamente, perché coperte dall'impunità nella loro opera
devastatrice; i lavoratori sono messi nell'impossibilità di potersi difendere, perché ogni
libertà è loro negata dalla violenza.
Nei giorni seguenti vengono, quindi, invase e devastate le sedi delle organizzazioni
operaie di molti paesi: San Nazzaro Sesia, Casalvolone, Sozzago, Briona, Borgolavezzaro, Nibbia,
Pernasca di Vinzaglio, Cureggio, Suno, Landiona, Colazza, Terdobbiate, Tornaco, Garbagna,
Pernate di Novara, Casaleggio e in tanti altri comuni.
I quotidiani sull'episodio di Casalino del 9 luglio 1922 scrivevano:
Il Popolo D'Italia, 15 luglio:
Un contadino fascista di Casalino mi racconta il tragico e fulmineo episodio del quale
fu testimone. Esso si svolse domenica all'ora del vespro, dinanzi alla cascina Suppea, nei
pressi di Casalino, fra Novara e Vrcelli. Quattro ragazzi giocavano sulla strada. Uno di essi
portava un distintivo tricolore. Ad un tratto sbucò una comitiva composta da sette individui in
bicicletta (....).
Il Corriere Della Sera, 18 luglio
Costoro erano a spasso in bicicletta per la campagna novarese; avendo sete, fecero
sosta in un cascinale, in cui da un vecchio ottennero un secchio d'acqua. Il nipote del vecchio,
un quindicenne, fu visto da sette comunisti con la coccarda tricolore al taschino. Non ti
vergogni di portare quel fazzoletto? E i rossi strapparono il moccichino al giovinetto. Lo zio
chiamò in rinforzo un suo salariato, il ventisettenne Angelo Ridoni, il quale sollevò
rimostranze. I comunisti lo freddarono con tre fucilate.
L'Ordine Nuovo, 15 luglio:
Questa sera un giornale locale pubblica la notizia che gli uccisori del fascista
Ridoni, per la scoperta dei quali gli industriali avevano offerto una taglia di 15.000 lire,
sarebbero stati arrestati. Il giornale, che non è troppo attendibile, afferma che essi sarebbero
certi Pasquino, Rigolone, Vigone e Cirio, tutti del vicino comune di Borgovercelli. Il sindaco
di Borgovercelli però, non appena venuto a conoscenza che sono stati arrestati i suddetti
giovani imputati dell'omicidio del fascista Ridoni, si è recato a Novara portando con sé una
dichiarazione firmata da 60 testimoni i quali affermano che gli arrestati, nell'ora del delitto,
si trovavano nel Circolo di Borgovercelli, lontani cioè diversi chilometri dal luogo in cui il
fascista cadde ferito.
Come si può leggere, le versioni date dell'episodio dai giornali differiscono in più
punti, ma, in particolare, sul fatto che, mentre tutti gli altri giornali parlano (ivi compreso
il fascista "Il Popolo d'Italia") di individui, il "Corriere della Sera" precisa
che i giovani sono "rossi" e, più avanti, "comunisti".
Lo sciopero generale viene proclamato, nella mattinata dell'11 luglio, dalla Federazione
Lavoratori della Terra e, quindi, anche dall'Alleanza del Lavoro di Novara, in segno di protesta
contro le reiterate violenze fasciste. Il manifesto dell'Alleanza del lavoro è ben lungi dal
giustificare "l'inqualificabile delitto" ma afferma che i lavoratori "non potevano pensare che
la tomba tragicamente scavata ad una ancora giovane esistenza... servisse a dare una migliore e
pacifica convivenza civile, rispettosa di tutti i pensieri. Noi intendiamo dire basta ad ogni
sorta di violenze, da qualunque parte provengano...". Il Consiglio Generale delle Leghe della
Camera del Lavoro estende lo sciopero agli operai di tutte le industrie. Rimangono esclusi dallo
sciopero solo gli addetti ai servizi pubblici.
Lo sciopero generale è pienamente riuscito.
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CHI SIAMO
LA COSTITUZIONE della REPUBBLICA ITALIANA
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